La vertigine è un disturbo molto comune ed è una delle cause più frequenti di presentazione clinica. Può essere definita come “capogiro” (dizziness), ovvero un disturbo spiacevole di orientamento nello spazio, oppure come un’alterata percezione di movimento, in questo caso si parla di vera e propria vertigine.
Tra le varie condizioni legate a vertigine o capogiro, la “vertigine cervicogenica” è una condizione in cui dolore cervicale e sintomi vertiginosi coesistono. Nella definizione di Ryan e Cope del 1953 viene definita come: “Una sensazione non specifica di alterato orientamento spaziale e disequilibrio che origina da un’anormale afferenza (insieme di impulsi nervosi) cervicale”. Infatti, i soggetti con vertigine cervicogenica normalmente lamentano capogiro che peggiora con i movimenti del collo accompagnato da dolore cervicale ed occasionalmente mal di testa.
Patogenesi
Sebbene la patogenesi della vertigine cervicogenica non sia chiara, è noto che le strutture muscolari ed articolari del rachide cervicale specie nel suo tratto superiore (C1-C3) sono abbondantemente innervate ed i recettori cervicali forniscono informazioni importanti al sistema nervoso centrale per quanto concerne l’orientamento del capo nello spazio.
La funzione di questi recettori può essere alterata da traumi diretti (es. colpo di frusta), fatica muscolare, fenomeni degenerativi (spondilosi, spondiloartrosi etc.) o per effetto diretto del dolore. Studi su campioni animali hanno infatti osservato che iniettando anestetico nella regione cervicale di alcune cavie era possibile causare nistagmo e disturbi dell’equilibrio. L’ipotesi è che nella vertigine cervicogenica vi sia quindi un’incongruenza sensoriale che tra gli input cervicali e quelli vestibolari (orecchio interno). L’impossibilità per il sistema nervoso centrale di interpretare questi input differenti potrebbe essere quindi la causa dei sintomi.
Inoltre, è stato osservato che il legamento longitudinale posteriore del rachide cervicale è estremamente innervato da fibre del sistema nervoso autonomo, che se compresse potrebbero indurre un riflesso arrivando all’organo bersaglio come l’arteria vertebrale causando successivamente sintomi vertiginosi.
Trattamento
Sebbene non esistano attualmente linee guida per il trattamento della vertigine cervicogenica, per quanto riguarda il trattamento conservativo vi sono moderate evidenze di efficacia in favore del trattamento per mezzo di terapia manuale (fisioterapica, osteopatica, chiropratica). Diversi studi hanno infatti mostrato un risultato positivo sia per quanto riguarda le tecniche di mobilizzazione sia le tecniche manipolative (se non controindicazioni). In uno studio del 2013 su 177 pazienti con vertigine cervicogenica trattati con terapia manuale, si è osservato infatti che l’80% aveva riportato un miglioramento nei sintomi clinicamente rilevante al follow up a 6 mesi.
A proposito del trattamento vi sono inoltre evidenze favorevoli per l’utilizzo della riabilitazione vestibolare sebbene a tal proposito non vi siano evidenze definitive. Il principio è quello di migliorare l’adattamento degli input cerebellari e vestibolari nel caso in cui il sistema recettoriale cervicale sia compromesso.
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